Mr__Shame
Ready to fall?
L'arte dell'invisibile nell'era del sovraesposto
Il corpo come superficie di dismissione. La posa come crollo definitivo. L'identità come reliquia della civiltà dell'apparenza.
Mr Shame è un archetipo moderno, un'antitesi performativa al narcisismo digitalizzato. Una creatura non redenta che, invece di mostrarsi, si dissolve. Sempre a faccia in giù, sempre più in basso. Schiantato, esposto, eppure irreperibile. È un'opera performativa diluita nel tempo e nello spazio, un'installazione vivente disseminata nei non-luoghi della nostra società.
Una Narrazione visiva del vuoto
La figura che popola i 216 post (finora) non si offre, si nega. Non chiede attenzione: la sottrae, come una macchia opaca nella vetrina infinita del visibile. Questo rifiuto radicale dell'esibizione, questo culto della postura prostrata, rovescia ogni grammatica social: Mr Shame non vuole emergere, ma affondare.
Performance a episodi, tra land art e body art
È teatro statico, fotografia in posa morta, è happening nichilista reiterato. L'estetica richiama un De Chirico terminale, un corpo sfondato da troppe prospettive, svuotato di contesto, rigettato nella cornice dell'indifferenza urbana. Mr Shame non cerca redenzione. E nemmeno ribalta. È solo un resto. Un esubero di sé.
Minimalismo radicale in un'epoca che grida
Ogni immagine è un punto fermo in una frase mai scritta. Un sintomo muto. Un monumento a ciò che non si dice. L'autore – che rifiuta ogni visibilità personale – ha generato una liturgia di cadute. Le location (strade, sabbie, interni domestici, sterpaglie) fanno da palcoscenico a questa liturgia quotidiana dell'annichilimento. Nessuna ironia evidente, solo un umorismo nero e disperato che filtra dalla costanza con cui si ripete il gesto.
L'icona dell'anonimato contemporaneo
Il progetto Mr Shame non è una provocazione: è un sintomo. Un sintomo che inquieta, che strappa la narrazione piatta del benessere simulato. Ed è proprio nella ripetizione ossessiva, nel rifiuto del volto, nella cancellazione del sé, che l'opera diventa potente. Perché non pretende di significare: semplicemente, accade.
Mr Shame è una preghiera laica fatta col corpo a pezzi. E come ogni buona preghiera, non chiede risposta.
Il testimone dormiente
Consumato dal peso delle aspettative, invisibile nel frastuono digitale, presente solo nella caduta.
Il progetto è una forma di performance artistica espansa: ogni post è parte di un'azione rituale, una messa in scena urbana che trasforma i luoghi comuni in altari della sconfitta. Palazzi abbandonati, parcheggi, scale, spazi anonimi diventano scenografie di un teatro muto dove l'attore principale si arrende in silenzio. Il corpo è mezzo, reliquia, scultura caduta.
Nel mondo saturo di stimoli, colori e performance urlate, Mr Shame agisce al contrario: sussurra, sparisce, non intrattiene. È un profilo che non cerca consenso, ma riflessione. Non chiede like, ma presenza.
In fondo, in un certo senso, è soltanto il precursore dell'umanità futura, annientata dall' AI e dalla vacuità abissale cui è destinata, e alla quale va incontro come un bimbo alle giostre e una mucca al mattatoio.
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